Scuola elementare parificata “Oasi”

La scuola primaria parificata “OASI” AS.SO.RI. sorge in un quartiere residenziale, ben collegato dai mezzi pubblici con ampio spazio verde antistante. E’ frequentata da un’utenza scolastica omogenea dal punto di vista socio-culturale ed economico ma varia per stili di apprendimento. Le classi poco numerose (non più di 20 alunni), permettono un’attenzione viva e proficua per ogni bambino e bambina. L’obiettivo formativo del nostro istituto non è di accompagnare lo studente passo dopo passo nella quotidianità di tutte le sue esperienze, bensì di proporre un’educazione che lo spinga a fare scelte autonome e feconde, quale risultato di un confronto continuo della sua progettualità con i valori che orientano la società in cui vive. L’istituto, dopo l’analisi dei risultati ottenuti dal RAV, si è proposto per i prossimi anni di favorire il successo formativo degli alunni/e attraverso attività che possono valorizzare la scuola intesa come comunità attiva, anche utilizzando metodi di apprendimento innovativi.

La crescita esponenziale dei saperi e l’espansione del quadro totale degli scambi, da quello economico e dell’informazione, a quello politico e culturale, rende necessaria una trasformazione totale dell’identità della scuola.
Non è più il luogo preposto per la trasmissione della conoscenza , ma diventa il laboratorio per eccellenza ove promuovere competenze. Il possesso dei contenuti non viene annullato , ma diventa il veicolo per un’autonomia organizzazione concettuale e per la piena consapevolezza di essa. Il sapere in definitiva, diventa un saper fare per saper essere.

In una siffatta scuola occorre costruire curricoli per competenze con cui l’allievo/a riesca ad elaborare le conoscenze ed ad usare strumenti di autonoma organizzazione concettuale.
Per conseguire tale risultato bisogna formare i docenti inducendoli a ragionare per competenze con una capacità di definire le strutture epistemologiche della discipline, cioè i grandi impianti concettuali e gli schemi cognitivo-operativi di essi.
Solo in questo modo gli alunni dalla conoscenza in quanto tale approderanno alla conoscenza dei propri processi cognitivi, realizzando il senso più autentico di ciò che si definisce metacognizione. I docenti devono organizzare il loro lavoro sulla base del PECUP (Profilo Educativo, culturale e professionale dello studente) che definisce cosa ogni alunno /a deve sapere (conoscenze disciplinari ed interdisciplinari), deve fare (abilità operativa), come deve agire (comportamenti personali e sociali) per diventare un cittadino. In definitiva devono essere flessibili e tener conto delle diversità dei ritmi e dei tempi di maturazione di ciascun allievo/a, calibrando gli interventi alle capacità, all’esperienza, ai ritmi e gli stili cognitivi di ognuno/a.

 

In una società in continuo fluire ove il cambiamento e la rapidità dei cambiamenti sono caratteristiche ormai stabili, occorre educare al cambiamento per due ordini di fattori :

1.educare alla varietà contro l’univocità di un sapere preconfezionato,

2.fornire strumenti cognitivi ed educativi sempre più potenti, capaci di gestire la complessità del reale.

 

La lingua scritta rimane il cardine per avviare un tale progetto, ma veicolata da uno strumento di elaborazione sofisticato come il computer aumenta la sua penetrazione a tutti i livelli dell’esistenza del bambino/a.
Accanto ad essa aumenta la pervasività dell’ elaborazioni matematiche delle diverse matematiche : la statistica, le rappresentazioni grafiche etc.

Tutto ciò non può produrre risultati concreti se non si realizza l’interazione nelle sue gamme più varie : interazione allievo – docente, interazione docenti, interazione allievi.
L’interazione è infatti la base per gestire le situazioni ( gestire il tempo, i cambiamenti, le contingenze che richiedono iniziativa ed assunzione di decisioni etc.) per sapere accedere alle informazioni in un processo dinamico di ricerca ove misurarsi quotidianamente con le proprie competenze, con la differenza ed unicità dell’altro/a, con la voglia di dare spazio al “pensiero” ed ad ogni possibilità di elaborazione.

 

In una scuola ove vige l’attenzione all’altro in quanto tale, l’handicap è visto come una risorsa da riconoscere, indirizzare e tesaurizzare, per una scambio totalizzante con quanti ritengono che il presunto diverso debba essere omologato al così detto normale mutilandolo nelle sue potenzialità e tappando le ali ad un possibile volo, il suo…..
Chi non approderà mai alla lettura , ma ha un canale alternativo di comunicazione ( il corpo, la creatività et.) deve essere messo in condizioni di sfruttarlo al massimo e di conoscerne la misura.
Solo così ognuno avrà la sua opportunità di vita nel senso più autentico e potrà condividere con i suoi “pari” una condizione esistenziale libera, sicura e reale.

PROGETTO DI LETTO-SCRITTURA

Il progetto di letto – scrittura permette ad ogni bambino/a di giungere all’ alfabetizzazione nel rispetto dell’evoluzione delle proprie concettualizzazioni spontanee.
L’insegnante non si preoccupa di insegnare a leggere e a scrivere, ma di predisporre un contesto in cui i bambini trovano continuità con i loro segni spontanei e la possibilità di farli evolvere interagendo socialmente nella loro zona di sviluppo potenziale.
Il contesto cioè è costruito intenzionalmente per dare significato alle attività di letto – scrittura e queste sono sempre in stretta relazione con il bisogno di sapere, di esprimersi e di comunicare, vero motore di apprendimento.
Così l’attenzione dell’insegnante s’incentra sui processi individuali attivati in ogni bambino/a e non sui prodotti di lettura e scrittura valutati secondo il modello adulti. Imparerà ad ascoltare più che parlare, rimanderà i problemi ai bambini piuttosto che fornire risposte prefabbricate uguali per tutti, osserverà per capire più che per valutare ( Formisano ).
Con un lavoro sistematico e continuo prevedendo per le diverse situazioni sequenze, gradualità, interruzioni e ritorni, favorirà l’interazione tra pari per piccoli gruppi. Questa modalità aiuterà il bambino a riflettere sul proprio sapere o non sapere, sulle proprie strategie di conoscenza, di apprendimento e di soluzione dei problemi anche per poterle adeguatamente comunicare e/o difendere dalle obiezioni degli altri.

Come costruirà la teoria sulla lettura?
In modo analogo ai meccanismi che lo portano a parlare.
Egli cerca di comprendere la natura del linguaggio che si parla intorno a lui e nel tentaivo di capirlo formula ipotesi, sottopone a verifica le sue previsioni e si costruisce una grammatica propria, originale.
Quindi è attivo costruttore della propria conoscenza.
In modo analogo si interroga sul mondo dei testi scritti ( cartellini, insegne, giocattoli, prodotti commerciali e costruisce teorie che sono tentativi di spiegazioni.
Con un percorso adeguato riuscirà a cogliere che il linguaggio parlato rappresenta la realtà e quello scritto, fatto di segni che rappresentano i suoni del linguaggio parlato, rappresenta quello parlato.
Il bambino imparerà a leggere e a scrivere per anticipazione di significato attivando in meccanismo fondato su indizi ( determinati particolari, indicatori logici) che gli consentiranno di formulare delle ipotesi che saranno anticipate con il precedente della lettura.
Tale progetto richiede necessariamente tempi lunghi per innescare il piacere della scoperta, il gusto della conoscenza e l’entusiasmo del saper fare Possiamo dire con Bruno D’Amore, che vengono privilegiati gli apprendimenti ingenui, non formali. L’insegnante organizza l’ambiente con l’obiettivo concreto che vuole far eseguire ad ogni singolo allievo e questi si fa carico di un impegno senza sapere qual è la posta cognitiva in gioco. Quindi l’apprendimento che si raggiunge è costruttivo ( dal punto di vista dell’allievo ) è organizzato ( dal punto di vista dell’insegnante) a è accettato in modo ingenuo, non istituzionalizzato, senza sapere che c’è un traguardo cognitivo da raggiungere. L’apprendimento formale, che riguarda un sapere stabilito, sarà successivo e si fonderà su una costruzione ingenua, già effettuata grazie all’atteggiamento di rispetto, da parte dell’insegnante, nella dimensione affettiva di ogni bambino/a.